Gocce d'infinito

Chiunque si ponga il problema della rappresentazione si confronta con la logica propria della percezione visiva; tale è stato il compito dell’artista rinascimentale, che ha precorso le più avanzate tecniche della realtà virtuale.

Il limite insormontabile di questa ricerca resta l’occhio, la nostra finestra aperta sul mondo che lascia filtrare una piccola porzione di spazio esterno convenzionalmente ingabbiato in un invisibile cono.

Il tentativo dell’artista è quello di scavalcare i limiti della comune visione cercando di leggere all’infinito la ricerca della meraviglia. Le opere sono visioni estatiche tralsate dal cono ottico per spaziare libere al di fuori. L’artista si affida ad un’arte irreale ed intimistica, dove le forme, le figure e i colori sono affidati nel loro comporsi e scomporsi ai comandi muti ed incoscienti della mente.

Nascono così le “gocce”, emanazioni di tutto ciò che è in alto e ci sovrasta, essenze, inizio e fine di ogni precipitazione, ma anche caleidoscopi-occhi per vedere al di là, in trasparenza, come attraverso lacrime dense che confondono lo sguardo. In ciascuna di esse si ripete il tentativo di oltrepassare il confine dell’umana percezione.

Paola Consolati